settembre 23, 2009
La posizione del Parlamento Europeo
Il Parlamento Europeo per l’istituzione di un Corpo di pace civile europeo
Raccomandazione A4 – 0047/1999 del Parlamento Europeo approvata il 10/02/1999.
Raccomandazione sull’istituzione di un Corpo di pace civile europeo
Il Parlamento europeo,
– vista la proposta di raccomandazione al Consiglio presentata dall’on. Spencer e altri 38 deputati sull’istituzione di un Corpo di pace civile europeo (B4-0791/98),
– visto l’articolo J.7 del trattato sull’Unione europea,
– visto l’articolo 46, paragrafo 3 del suo regolamento,
– vista la relazione della commissione per gli affari esteri, la sicurezza e la politica di difesa (A4-0047/1999),
A. considerando che la fine della “guerra fredda” è stata caratterizzata, sia in Europa che al di fuori di essa, da un continuo aumento di conflitti intra e interstatali con crescenti implicazioni internazionali, politiche, economiche, ecologiche e militari,
B. rilevando che il carattere multiforme di questi conflitti li rende spesso difficili da capire e da gestire a causa della mancanza di adeguati concetti, strutture, metodi e strumenti,
C. considerando che la risposta militare ai conflitti internazionali deve essere spesso integrata da sforzi politici volti a riconciliare le parti belligeranti, a far cessare conflitti violenti ed a ripristinare condizioni di reciproca fiducia,
D. ritenendo che il ruolo potenziale dei civili in situazioni di conflitto deve essere ancora pienamente valutato,
E. sottolineando che esso ha approvato varie risoluzioni riguardanti l’istituzione di un Corpo di pace civile europeo (CPCE),
F. rilevando che tale iniziativa dovrebbe essere vista quale ulteriore strumento dell’Unione europea per accrescere la sua azione esterna in materia di prevenzione dei conflitti e di composizione pacifica degli stessi,
G. considerando che in nessun caso il CPCE deve essere inteso quale alternativa alle normali missioni di pace, né causare ridondanze nei confronti di organizzazioni quali l’OSCE e l’ACNUR, già attive in tale ambito, quanto piuttosto quale complemento, qualora necessario, alle azioni per la prevenzione dei conflitti di carattere militare in cooperazione con l’OSCE e l’ONU,
H. sottolineando che la prospettiva del futuro allargamento dell’Unione europea rende ulteriormente necessario e pressante riformare e rafforzare la PESC,
I. rilevando che l’Unione europea ha già maturato, per quanto riguarda la guerra nella ex Iugoslavia, un’esperienza con la Missione di monitoraggio della Comunità europea (ECMM) che potrebbe costituire un primo passo verso l’istituzione del CPCE,
J. ribadendo tuttavia che le esperienze della Missione di monitoraggio della Comunità europea (ECMM) e la missione di verifica nel Kosovo dimostrano i limiti del concetto di CPCE,
K. considerando che l’inopportuno insediamento di missioni di osservatori disarmati, che possono essere facilmente presi in ostaggio, potrebbe anche sul piano politico avere effetti indesiderati,
L. sottolineando che numerose ONG specializzate, molte delle quali dotate di una vasta e profonda esperienza, potrebbero fornire un prezioso contributo a tale progetto,
M. ribadendo che qualsiasi civile impegnato nel Corpo di pace debba essere adeguamente addestrato,
N. evitando che il CPCE diventi una struttura organizzativa ampia e rigida, tale da imporre costi elevati e improduttivi e da impedire un flessibile impiego delle risorse provenienti da varie fonti, governative e non,
- raccomanda al Consiglio di elaborare uno studio di fattibilità sulla possibilità di istituire un CPCE nell’ambito di una Politica estera e di sicurezza comune più forte ed efficace;
- raccomanda al Consiglio di vagliare la possibilità di concreti provvedimenti generatori di pace finalizzati alla mediazione ed alla promozione della fiducia fra i belligeranti, all’assistenza umanitaria, alla reintegrazione (specie tramite il disarmo e la smobilitazione), alla riabilitazione nonché alla ricostruzione unitamente al controllo ed al miglioramento della situazione dei diritti umani;
- raccomanda al Consiglio di attivare una struttura minima e flessibile, al solo fine di censire e mobilitare sia le risorse delle ONG, sia quelle messe a disposizione degli Stati, e di concorrere, eventualmente, al loro coordinamento;
- raccomanda al Consiglio di affidare all’Unità di primo allarme il compito di analizzare e di individuare casi di possibile impiego di un CPCE;
- raccomanda al Consiglio di riferirgli in merito all’ECMM presentando una piena valutazione del ruolo di questo organismo e delle sue future prospettive nonché dei suoi limiti;
- raccomanda al Consiglio e alla Commissione, nell’ambito di questo studio di fattibilità, di organizzare un’audizione per valutare in profondità il ruolo che le ONG hanno svolto nella soluzione pacifica dei conflitti e nella prevenzione della violenza nella ex Iugoslavia e in Caucasia;
- incarica il suo Presidente di trasmettere la presente raccomandazione al Consiglio e, per conoscenza, alla Commissione.