Chi è Greenman
GreenMan, Istituto per la democrazia partecipativa e la cittadinanza europea, nasce nel 2003 da un gruppo di cittadini ecopacifisti e di operatori del settore delle attività internazionali residenti a Monza/Brianza, ma anche di altre realtà europee, successivamente strutturatosi in associazione senza fine di lucro legalmente costituita.
Gli obiettivi di Green Man sono:
– educare alla partecipazione in tema di ambiente / sostenibilità, pace e intercultura attraverso l’animazione socio-culturale.
– contribuire alla realizzazione di una effettiva cittadinanza europea.
– promuovere il consumo sostenibile e sperimentare progetti di “buone prassi”, anche in campo economico, basati sul protagonismo dei cittadini, attuati a livello locale, ma anche di valenza europea.
Presidente dell’Istituto Green Man è Vito Ciriello; l’attività dell’associazione e il funzionamento del sito sono presidiate dal direttore dell’Istituto Green Man Roberto Albanese.
Cosa vogliamo
L’Europa come ideale
Le proposte qui presentate originano da un’area di persone impegnate nell’ambito dell’educazione dei giovani in una prospettiva europea e interculturale che nell’ultimo decennio hanno interagito sui temi della pace, dell’ambiente e della democrazia. Fra di noi ci sono cittadini, membri di ONG, insegnanti, funzionari pubblici, professionisti dell’educazione e della comunicazione. Non pochi di noi hanno organizzato scambi giovanili autogestiti e programmi di cooperazione; alcuni di questi sono stati realizzati in contesti istituzionali come l’Unione Europea, il Consiglio d’Europa e le comunità delle regioni (ad esempio Alpe Adria e i Quattro Motori per l’Europa).
In particolare abbiamo cercato di reagire alla grave crisi della ex-Jugoslavia attraverso azioni concrete di solidarietà internazionale e presentando le nostre idee e proposte alle istituzioni europee attraverso i canali della democrazia diretta (petizione n°. 409 del 1999, accettata dalla Commissione per le Petizioni del Parlamento Europeo il 28 ottobre 1999 – vedi allegato).
Crediamo comunque che sia compito fondamentale quello di portare il continente europeo e il bacino del Mediterraneo ad essere un’area di pace e rispetto dei diritti umani sviluppando lo scambio e l’integrazione tra le società in una prospettiva interculturale.
Di fronte alla gravità e alla novità dei problemi connessi alla globalizzazione, se l’Europa vuol evitare il fallimento, dovrà giocare un ruolo decisivo basato su politiche di intervento per l’educazione dei cittadini in un’ampia prospettiva mondiale.
In questa scommessa, noi pensiamo che cittadini come noi possano agire come protagonisti, strutturando specifiche proposte, come l’idea-progetto di un istituto per educare all’Europa.
Abitare il mondo e costruire una cultura urbana di pace
Pace e sostenibilità sono interdipendenti e dipendono da come operiamo, imparando specificatamente un nuovo stile di vita nella quotidianità attraverso la realizzazione di esperienze.
Circa il 50% della popolazione mondiale e il 70% di quella europea vive in aree urbane. Ciò inevitabilmente significa sia che in questo contesto si inseriscono i più gravi problemi ambientali come pure che le decisioni delle autorità locali e gli atteggiamenti dei cittadini sono rilevanti e trainanti al fine della loro risoluzione.
Un ambiente urbano positivo in termini di risorse naturali e fisiche dipende a sua volta da efficaci sistemi di controllo dell’inquinamento, da infrastrutture ambientali e trasporti ben funzionanti, da sistemi di pianificazione che garantiscano una positiva convivenza tra uso del territorio, sua godibilità e valore estetico.
L’Agenda 21 Locale è un processo che può aiutare la prevenzione dei conflitti futuri; il Forum dell’AL21 può essere un’occasione per offrire a livello urbano esperienze di pace, coesistenza, tolleranza e uno spazio di comunicazione non conflittuale.
Malgrado la preoccupazione dei cittadini relativamente al degrado ambientale sia certamente alta, molti cittadini hanno una visione ristretta di cosa possono fare per proteggere l’ambiente e pochi hanno fiducia nell’informazione pubblica e nell’efficienza delle politiche degli enti pubblici. Quindi il processo di transizione verso la sostenibilità e lo stesso percorso dell’AL21 necessitano di nuove vie di coinvolgimento dei cittadini e dei giovani.
Il concetto di sostenibilità dell’ambiente urbano può diventare qualcosa che riguardi in prima persona cittadini ed adolescenti delle città quando i gruppi giovanili riescono a trovare un loro spazio assieme agli altri gruppi che utilizzano lo spazio pubblico (ambiente socialmente sostenibile), adeguandosi all’ambiente fisico urbano (ambiente sostenibile dal punto di vista fisico), gratificati dal poter esprimere le loro capacità ed abilità (senso di appartenenza al luogo).
Nelle nostre città stanno diventando capaci di “ritrovare un luogo” attraverso l’ “imposizione” dei loro giochi e dei loro progetti negli spazi pubblici e consapevoli dei contenuti della sostenibilità urbana attraverso le loro azioni concrete”, sostiene il prof.Kaj Noschis. In questo modo la gente prende cura dei luoghi dove vive, creando un senso psicologico di appartenenza.
Luoghi e avventura dello spirito
C’è una strada obbligata per arrivare alla creazione di una diffusa cultura di pace e di sviluppo sostenibile; questa non può che legare realtà ed immagine, dati ed emozioni, buone pratiche urbane o storie e contesto globale, linguaggio scientifico e comunicazione simbolica.
L’attuale crisi ecologica e globale richiede un nuovo spirito di unità con la Terra e con l’Umanità; la gente deve cercare l’unità che esiste tra uomo e natura, popoli e nazioni come un’avventura aperta. Per avere la possibilità di crescere in modo equilibrato, noi abbiamo bisogno di di vivere la relazione con la gente e l’ambiente, ad iniziare da quello locale, locale anche dal lato emotivo.
Per rendere possibile ciò, è necessaria la presenza di supporti materiali e stimoli estetici e visivi (come, ad esempio, in città l’animazione teatrale di strada e in ambienti naturali il treking), incontrandosi in situazioni emotive particolarmente intense. In questo modo noi partecipiamo al mito e agiamo riti.
Abbiamo bisogno di appoggiare i nostri messaggi su questo lato della natura umana, cercando una figura archetipa, iniziatica e di mediazione, di Custode della Terra che trasmetta una corretta cultura dell’ambiente, realizzando solidarietà tra paesi ed età e costruendo la pace. Questo è Green Man.
Per lungo tempo è sembrato che questo archetipo fosse stato soppresso, in conseguenza della devastazione dell’ambiente naturale e delle culture tradizioni; ma arte, letteratura e pedagogia mostrano invece che questa è ancora presente e sta dando effetti creativi. Anche le esperienze concrete realizzate in questi anni ci hanno indicano l’effettiva utilità educativa di questo archetipo in progetti di animazione per ragazzi.
Green Man – ovvero l’aspetto di naturalità che si lega all’identità umana più profonda – ritorna tra di noi e si rimanifesta, tra l’altro, nell’uso spontaneo da parte dei giovani degli spazi pubblici urbani per il gioco / sport non strutturato e nei progetti ecologici autogestiti dei cittadini.
Quindi riteniamo strategico creare pubblico interesse e dibattito relativamente a questi gruppi di utenti degli spazi urbani e alle loro forme di fruizione dell’ambiente. Ciò al fine di suscitare emulazione da parte di altri giovani, cittadini e politici e stabile collaborazione tra coloro che condividono la scelta politica di rendere sostenibili le nostre città.
E’ quindi nostro intendimento operare per mettere in evidenza e sostenere le attività concrete realizzate autonomamente da giovani in spazi pubblici e i progetti ecologici promossi direttamente dai cittadini. Queste esperienze, per semplice fatto di esistere, dimostrano come le comunità locali stanno diventando consapevoli e protagoniste dei contenuti della sostenibilità e sono occasione di ripensamento per una rinnovata animazione socio-culturale dei giovani e partecipazione politica dei cittadini.
Petizione al parlamento europeo sulla crisi del Kosovo e l’educazione alla pace
In Ex – Jugoslavia il conflitto etnico del Kosovo si sta trasformando in guerra. La nostra speranza in una Casa Comune Europea di pace e democrazia si dissolve davanti allo sradicamento e al massacro di popoli, alle bombe su città europee, a immagini di armi e simboli di guerra che entrano nelle nostre case.
In questo dramma il soccorso umanitario dell’U.E. è veramente importante ma – senza un quadro di riferimento politico – è insufficiente a dare una risposta ai problemi di fondo.
I conflitti etnici, che saranno i veri problemi del futuro, richiedono nuove strutture politiche e una democrazia globale. Il Patto di stabilità dell’Europa Centrale di buon vicinato e sui principi di democrazia e di diritti umani era solo un primo passo in tal senso.
Noi pensiamo che gli strumenti militari non si debbano usare nel conflitto etnico del Kosovo per evitare che la spirale delle vendette prosegua. Piuttosto abbiamo necessità in questa crisi della presenza di una diplomazia europea, in un ruolo che sia di pace e di non – violenza. In questa situazione i metodi non – violenti di risoluzione dei conflitti devono essere tenuti in maggiore considerazione. Questa è la sola strada per spezzare la spirale della vendetta e per creare un’effettiva stabilità. Oggi tolleranza e riconciliazione non sono materie che riguardano soltanto i politici, ma anche famiglie, comunità e società in generale.
La crisi della Ex – Jugoslavia ha prodotto in questi anni la ricerca di nuove possibilità per la cultura della pace realizzata attraverso la cooperazione tra comunità di paesi diversi e l’adozione di programmi sulla non – violenza a livello di scuole, associazioni giovanili, ONG impegnate in ambito umanitario, ecc. In questo modo molta gente nei paesi europei ha scoperto concretamente che la cultura della pace è un insieme di valori, atteggiamenti, tradizioni, modi di comportarsi e stili di vita. Così oggi la pratica della pace e della non – violenza può essere pensata e riconosciuta a tutti i livelli nella società europea, istituzioni educative incluse.
La situazione presente richiede che l’Unione Europea moltiplichi gli sforzi per una più rapida transizione, in Europa ma anche nel mondo, da una cultura di guerra e di violenza verso una cultura di pace e di non – violenza.
La velocità della politica estera e di sicurezza dell’Unione Europea deve essere forzata e nuovi e reali strumenti e procedure devono essere identificate e messe in pratica. Il Patto di stabilità per l’Europa Centrale deve essere rivisto: anche lo sviluppo, la cooperazione economica e l’interdipendenza economica dovrebbero essere finalizzate a contribuire alla creazione di una cultura di pace.
Noi proponiamo che l’Unione Europea crei la base legale e un budget per predisporre un programma d’azione in questo campo, sostenendo il processo sperimentale di promozione dell’educazione alla pace in atto a livello di società civile in Europa e sviluppando attraverso i media una chiara coscienza di pace.
Questo aiuto dovrebbe portare alla verifica e alla messa a punto in un tempo breve di metodi educativi e di curricula per definire a livello europeo un concreto e comune curriculum nell’ambito dell’educazione formale e non formale che possa essere presentato all’inizio della prossima “Decade per la cultura di pace e non – violenza per i bambini del mondo” (2001 / 2010) proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
Azioni promosse
- Proteggi il clima di casa tua
- Proposta alla Convenzione Europea di cambiamento dell’art. 48 del Trattato CEE (libera circolazione)
- Petizione al Parlamento Europeo sul progetto Life di reintroduzione del gambero nel fiume Lambro (Milano)
- Un roseto per una memoria europea di pace
- Appello ai governi europei su difesa e corpi civili di pace