settembre 1, 2014
Itinerario nella Lessinia orientale (VR)
Immaginario popolare delle catastrofi. Un santo d’acqua nella cultura popolare dei Cimbri. Valli di Illasi e d’Alpone (VR): itinerario dell’immaginario ambientale sul dissesto idrogeologico.
di Roberto Albanese
Scheda descrittiva di un itinerario che si sviluppa a pochi chilometri da Verona, nella parte alta dei fiumi Progno e Alpone. Presenta le diverse figure mitiche dell’immaginario ambientale ma anche della religiosità popolare, collocandoli in precisi contesti territoriali naturali e storico/architettonici ai quali risultano strettamente connessi. L’immaginario tradizionale dei “Cimbri” della Lessinia (VR) nasce dalla contaminazione dei miti di origine germanica, specifici di questa minoranza etnica di lingua tedesca, con altri invece tipicamente latini.
La scheda in particolare individua una mappa delle presenze in queste due valli, che storicamente sono state la patria di questo gruppo etnico di lingua tedesca, di pitture murali e sculture popolari dedicate al culto di S.Giovanni Nepomuceno. Il culto del santo, particolarmente vivo in Lessinia tra il XVIII e XIX secolo, si legava anche ad una funzione protettiva dai pericoli connessi alle acque ed è di chiara “importazione” germanica.
Indice
1.Premessa
2.Caratteristiche dell’ambiente e immaginario popolare dei “Cimbri”
3.Religiosità popolare tra alluvioni e richiami interculturali: i santi protettori. La presenza dell’immagine di S.Giovanni Nepomuceno in val d’Illasi e in val d’Alpone
Scheda: Mappa della presenza dell’iconografia di S.Giovanni Nepomuceno nell’arte popolare della Lessinia: itinerario nelle valli di Illasi e dell’Alpone
1.Premessa
La Lessinia è un territorio dove è ancora possibile, attraverso la lettura del paesaggio e le altre modalità della ricerca sul campo, cogliere insieme la storia sia delle vicende del rapporto tra uomo e ambiente nelle zone della fascia pre-alpina e pedemontana come pure delle dinamiche culturali e di relazione fra popolazioni di diverse etnie, in questo caso italiana e tedesca.
Alcune indicazioni e informazioni generali a riguardo sono state date nel capitolo di questo sito che introduce alla conoscenza delle caratteristiche ambientali e alla storia della Lessinia in generale.
Questo capitolo invece vuole introdurre alla cultura etnica cimbri, in particolare cercando di ricostruire come l’immaginario dei Cimbri interpretasse il fenomeno delle calamità naturali intrecciando in modo originale elementi di origine germanica a richiami della cultura dei popoli di origine latina. Si rileva pure un forte richiamo alla religiosità popolare, dove si dava importanza a figure, come quella si S.Giovanni Nepomuceno, esplicitamente definite da alcuni autori come “santi dei Tedeschi”.
Da quest’ultimo punto di vista tracceremo un itinerario di visita a reperti d’arte popolare della Lessinia orientale (pitture murali, cappelle, statue …) che segneranno un itinerario dedicato a S.Giovanni Nepomuceno tra la valle dei torrenti Alpone e Progno.
2.Caratteristiche dell’ambiente e immaginario popolare dei “Cimbri”
Nelle leggende e nelle tradizioni dei “Cimbri” hanno ampia presenza figure di ambigui spiriti tutelari della natura (presenti nei luoghi più selvaggi e ricchi di fonti d’acqua) qui chiamate “Genti Beate” e di micidiali spiriti infernali come l’Orco, che con la sua forza smuove alberi, massi, produce frane (e, quindi, quale nome migliore poteva avere la carriola adibita al trasporto delle pietre più grandi?).
In queste immagini è possibile rintracciare figure che si richiamano sia alla mitologia celtica (le “matres”), come a quella germanica e romana (ninfe e driadi, ma anche le Parche e l’Orco).
Il loro ultimo rifugio furono alcune delle numerose grotte presenti in zona, in particolare della Val Fraselle, che inizia già dal centro di Giazza.
Le tradizioni locali collocano la dimora delle Beate Genti in Val Fraselle; in particolare queste si troverebbero in una grotta situata sul versante destro della valle. Vicino al Kitzarstuan (Macigno dei capretti), seminascosto, si trova la grotta del Sealagankuval (Covolo delle Beate Genti) (1). Nel periodo dell’Epifania le Beate Genti attraversavano in corteo la valle e scendevano verso il paese di Giazza.
Le Beate Genti avevano il potere, tra l’altro, di influenzare i fenomeni atmosferici ed erano considerate capaci di far sgorgare sorgenti d’acqua.
Così si può pensare che alle Genti Beate si richiamasse anche la cascata c.d. delle Saigan (che comunque in cimbro significa colature) che si trova lungo il corso del torrente Fraselle, sempre nella valle omonima.
Val la pena ricordare che questa valle è una delle località più ricche d’acqua del territorio di Giazza. Oltre alla sorgente Val Fraselle Alta, più in basso e a minore distanza dal centro abitato troviamo le sorgenti Saigan, C.A.V.I., Ravaro e Loche. Queste ultime sono in secca per alcuni periodi dell’anno, anche in ragione degli emungimenti degli acquedotti.
In effetti in due zone della destra idrografica della valle si può osservare lo spettacolare fenomeno delle sorgenti aeree, derivanti dall’inclinazione stratigrafica del versante. Il primo fenomeno si sviluppa presso il roccione del Kaltanbarkan; il secondo, ben più appariscente, si trova invece a qualcosa 1050 m; la sorgente interessa un fronte di circa 25 m., con numerosi zampilli e, rispetto al fondovalle, cade da circa 10 metri d’altezza.
Gli abitanti di Giazza ritenevano che le Beate Genti stendessero una grossa fune attraverso la valle per stendervi sopra i panni del loro bucato, lanciando grida stridule per allontanare gli uccelli che potevano sporcare l’enorme mole di panni messi a stendere. Un capo della fune veniva legato al Sealagankuval e l’altro alla roccia della Grol, verso la località i Prusti.
Invece si riteneva che l’Orco trovasse dimora presso due altre piccole grotte, chiamate Orkarlouch (Buco dell’Orco); una nei pressi della località Raut all’inizio della Valle del Revolto. L’altra invece si trova in una zona più vicina alla Valle di Fraselle, tra le contrade Ercoli e Campostrin (2) e che frequentasse in particolare la contrada Ravaro. Più di una leggenda racconta che chi frequentava la valle non doveva escludere l’eventualità di provare il brivido di incontrare l’Orco.
3. Religiosità popolare tra alluvioni e richiami interculturali: i santi protettori La presenza dell’immagine di S.Giovanni Nepomuceno in val d’Illasi e in val d’Alpone
Nella cultura popolare locale si incontrano l’elemento etnico di origine germanica e la tradizione latina ed italiana, fortemente segnata dalla fede cristiana.
La religiosità delle popolazioni locali dava largo spazio alla figura di santi patroni, che spesso erano considerati elemento di difesa dal male ma anche di protezione contro i pericoli della vita quotidiana, che possono derivare anche dalle forze della natura quando queste, per esempio, si scatenano in occasione di frane e alluvioni.
Un santo d’acqua protettore contro i pericoli ad essi connessi è S.Giovanni Nepomuceno, di cui si trovano non poche tracce nelle fonti storiche e nella iconografia artistico religiosa ancora presente in val d’Illasi, a Giazza e in Val d’Alpone.
Il culto di S.Giovanni Nepomuceno fu particolarmente sentito in Austria e Germania (dove, tra l’altro, questo santo risulta essere uno dei patroni di Monaco di Baviera) e nelle zone di maggior influenza germanica, tanto che questi – come già abbiamo detto – poté essere definito “santo dei Tedeschi”.
La presenza di questo santo risulta quindi essere un indicatore al contempo dell’importanza per la popolazione di quel determinato territorio di una protezione dagli effetti nefasti dell’acqua e della presenza di una religiosità popolare che aveva trovato forme espressive che, pur essendo comunque di indubbia provenienza tedesca, di fatto accomunavano popolazioni italiane e di etnia germanica.
Scheda: Mappa della presenza dell’iconografia di S.Giovanni Nepomuceno nell’arte popolare della Lessinia: itinerario nelle valli di Illasi e dell’Alpone
Le località sono riportate in un ordine tale da indicare un possibile itinerario percorribile in automobile (con un breve tratto a piedi a Giazza) tutto in un’unica giornata. Il percorso inizia dal fondo della valle d’Alpone, partendo da Soave (uscita autostrada Milano – Venezia) e S.Bonifacio. La prima tappa è a Monte Forte d’Alpone, risalendo poi la valle con tappa a S.Giovanni Ilarione e successivamente a Bolca, per arrivare poi nel territorio di Campofontana. Abbandonato lo spartiacque con la valle del Chiampo, si scende verso la valle del fiume Progno. Toccato il fondovalle, si gira a destra proseguendo in direzione della località di Giazza nel comune di Selva di Progno. Dopo questa tappa, si scenderà la valle del Progno, con tappa a Cellore di Illasi. Qui l’itinerario si conclude e si potrà tornare a casa proseguendo in direzione di Verona.