Oltre l’apocalisse l’Albero della Vita

Oltre l’Apocalisse l’Albero della Vita
di Roberto Albanese

L’albero come simbolo di speranza nelle culture dei popoli del mondo, nell’arte e nella cultura della Brianza. Un itinerario territoriale da Monza (Mi) a S.Pietro al Monte di Civate (Lc)

Indice:
catastrofismo e principio speranza

la memoria storica come risorsa etico/culturale

tra locale e planetario

significato di “fine del mondo” nella cultura popolare

l’apocalisse cristiana nell’arte

la simbologia dell’Albero Sacro / Albero della Vita

l’Albero della Vita nelle culture “altre”

l’immaginario medievale

Il tema del “magico giardino” nelle favole popolari, con riferimenti alla Brianza

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Dunque sull’avvio del nuovo millennio permane l’incertezza relativa alla fatidica data del suo inizio: 31 gennaio 1999 o 2000?

In ogni caso, al di là delle date, ci sembra che questo passaggio venga vissuto dalla maggior parte della gente con sentimenti che sembrano ispirarsi o al catastrofismo (del resto tanto amato dai media) o al “divertiamoci finché si può”. E invece perché non cogliere questo momento per tentare una riflessione sulla dimensione del tempo e sulle nostre aspettative di futuro?

Per costruire personalità che, anche nella società di oggi caratterizzata dall’incertezza, non rinuncino al compito di praticare il “principio speranza” necessitano però idonee risorse morali e culturali nonché un’adeguata prospettiva storica. In particolare è utile ricordarci che nel passato l’umanità si è già trovata in situazioni di transizione molto simili, riuscendo comunque a rinvenire la forza morale per affrontarle.

Ora, nell’età della così detta globalizzazione, la risorsa memoria storica è da individuare sia a livello territoriale come nel variegato patrimonio culturale delle differenti etnie del pianeta che, se un tempo erano lontanissime e non comunicanti, ora sempre più vengono a contatto e confronto.

La dimensione apocalittica, con simboli ed immagini certamente diverse, è presente in quasi tutte le tradizioni etniche e le sue tracce sono rilevabili anche nella cultura e nel territorio della Brianza. Ciò rende quindi possibile strutturare un percorso di animazione interculturale che educhi oggi nel concreto al “principio speranza”, legando il locale al planetario.

E’ risaputo che, per le culture tradizionali un po’ di tutto il pianeta, la fine del mondo viene solitamente associata ad una catastrofe totale, di acqua e di fuoco, accompagnata da terremoti, grandi sconvolgimenti dei popoli, segni meravigliosi e tremendi. Questo vale anche a livello di cultura locale tradizionale. Le testimonianze orali disponibili sembrano indicarci come nell’immaginario contadino la paura per la catastrofe finale fosse comunque accompagnata dall’attesa per il superamento della miseria e dell’ingiustizia che sarà il premio riservato ai giusti..

Del resto l’apocalittica cristiana ha ispirato un’ampia e notevole produzione artistica, rilevabile anche a livello di Brianza. Limitandoci alle arti figurative, possiamo ricordare i mosaici di S.Apollinare in Classe a Ravenna, gli affreschi di Luca Signorelli nella cattedrale di Orvieto, le incisioni di Durer. Nel nostro territorio, sul Monte Pedale, nell’Eremo di S.Pietro al Monte a Civate, troviamo una splendida e poco valorizzata testimonianza di arte cristiana: un ciclo di affreschi (purtroppo incompleto) che risalgono XI secolo, con la raffigurazione della lotta degli angeli contro il dragone.

Alla fine del mondo e soprattutto al suo successivo riscatto salvifico si lega però anche un’altra simbologia: quella dell’Albero Sacro / Albero della Vita.

Anche tale immagine è motivo comune all’immaginario collettivo della gran parte dei popoli. Idea condivisa è che questo Albero – che è stato piantato dal Creatore – porti frutti in abbondanza, assicurando salute e sicurezza, nonché saggezza e potere.

Nella Bibbia l’Albero della vita compare (insieme all’Albero del Bene e del Male) nel Giardino dell’Eden descritto dalla Genesi e poi come segno – insieme alla Gerusalemme Celeste – del riscatto del mondo dopo il giudizio finale. Nel Corano troviamo il Loto del Termine e per l’Induismo alberi sacri sono, ad esempio, il pipal (Ficus religiosa) e l’Asvattha, rappresentato solitamente rovesciato. Nella cultura del mondo classico troviamo l’albero delle Esperidi, un melo che sostiene il cielo e che produce frutti che danno l’immortalità; motivo presente anche in Cina, dove le tradizioni narrano invece di un pesco dell’immortalità, fatto crescere dalla dea Si Wang Mu. Per i popoli nordici l’albero sacro è il frassino Ygdrasill, che rigenererà la specie umana dopo il grande incendio apocalittico del “crepuscolo degli dei”.

Leggende europee medievali riprendono l’archetipo dell’Albero della Vita, specificandolo in prospettiva religiosa o profana, anche qui spesso dando ispirazione per capolavori dell’arte rinascimentale. Il motivo dell’albero che da origine alla croce e delle vicende di questa, è illustrato, ad esempio, da Piero Della Francesca ad Arezzo. Altra variante è data dal tema dell’albero della vita / albero genealogico di Cristo, che ha in Brianza un esempio di notevole interesse. Ci riferiamo all’affresco cinquecentesco che Giuseppe Arcimboldo e Giuseppe Meda dipinsero nel transetto meridionale del Duomo di Monza.

Soffermiamoci ora sulla variante profana di questa leggenda cristiana, ovvero l’avventura dell’eroe alla ricerca del lontano paese dove si trova un magico giardino. Giardino nel quale cresce il grande albero dai frutti che ringiovaniscono e dove sgorga l’acqua della vita che guarisce dalle malattie. Questa struttura, rilevata in alcune delle fiabe popolari raccolte nell’ottocento in Germania da Grimm e in Russia da Afanasev, è presente anche nel folklore della Brianza.

La conferma più recente in tale senso viene dalla esperienza condotta nel 1995 dal servizio animazione della casa di riposo “Agostoni” di Lissone. Con gli anziani ospiti furono raccolte testimonianze orali relative alla fiaba Le tre melarance, che poi fu messa in scena grazie alla collaborazione di una compagnia teatrale locale, riscuotendo un notevole successo a livello di scuole e di cittadinanza.

Il principio speranza dunque, sia a livello della storia delle culture dei popoli del mondo come in quella del nostro territorio, ha le solide radici e le ampie ramificazioni dell’Albero della Vita. Saremo capaci di evitare che queste si rinsecchiscano? Dargli nuova linfa è compito di tutti….

Roberto Albanese

http://www.greenman.it

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