Verdi e mass-media televisivi

Comunicazione politica e televisione nell’esperienza dei Verdi italiani
di Roberto Albanese

Le diverse posizioni dei verdi sul rapporto tra ambientalismo e televisione emerse all’inizio degli anni ’90. Lo strumento del laboratorio per promuovere un’immaginario ecopacifista proiettato anche verso il sistema massmediatico.

INDICE

  • Verdi e televisione: diversità di posizioni
  • La posizione presente tra i verdi del Consiglio Regionale della Lombardia
  • Il tema dell’immaginario collettivo
  • L’immaginario come riproduzione degli interessi del potere
  • Possibili strategie di intervento
  • La valorizzazione dell’esperienza sociale del “Laboratorio dell’immaginario ecopacifista”
  • Una proposta di alleanza ancora attuale

Verdi e televisione: diversità di posizioni
All’inizio del 1990 i giornali riportato la notizia di una polemica sollevata da alcuni deputati verdi nei confronti della RAI, accusata di non dedicare sufficiente attenzione e spazio ai temi ambientali. In realtà quella presa di posizione rappresentava solo uno degli aspetti problematici che allora, all’interno del movimento verde, erano presenti ed erano dibattuti. A fianco a questa preoccupazione “entrista” (che concretamente si traduceva nel chiedere posti e potere a livello di CdA RAI), coesistevano posizioni più radicali di pura e semplice contestazione dello strumento TV come mezzo di comunicazione (espressa ad esempio dai verdi veneti) come anche una terza posizione che esprimeva un atteggiamento al contempo critico ma anche propositivo rispetto alla possibilità di utilizzo radicalmente diverso dello strumento televisivo da parte degli ambientalisti. Quest’ultima posizione era presente soprattutto a livello di Gruppo Consiliare dei Verdi alla Regione Lombardia.
Ripropongo quindi alcuni degli elementi di riflessione da me prodotti allora in veste di consigliere regionale verde lombardo in quanto credo rappresentino ancora un utile riferimento rispetto al tema del rapporto fra politica ambientalista e sistema dei mass media televisivi.

La posizione presente tra i verdi del Consiglio Regionale della Lombardia

Gli ambientalisti si sono accorti che, dopo essere stati abbondantemente usati dai media si tratta piuttosto di imparare ad utilizzarli?

In realtà il problema è ben più radicale e deve essere concepito in termini di strategia ambientalista nell’ambito dei mezzi della comunicazione sociale e non come semplice rivendicazionismo di spiccioli di potere nel Consiglio di Amministrazione RAI.

Il tema dell’immaginario collettivo
Si tratta piuttosto di riflettere sul tema della comunicazione a partire dal rapporto fra movimento ecopacifista ed immaginario collettivo, cercando in particolare dì mettere al centro le pratiche più significative finora sperimentate nell’area verde ed ambientalista.

Nella realtà complessa della società post-industriale, la “comunicazione totale” porta a “distruggere 1’idea di spazio come fattore principale delle organizzazioni sociali” {Mc Luhan). Al territorio che “scompare” si sostituiscono simulazioni e rappresentazioni simboliche dell’ambiente direttamente confezionate dal sistema produttivo dei media e non più derivate dalla diversificata percezione della natura che origina dal rapporto diretto con essa.

Nella società si costruisce quindi un immaginario collettivo sempre più plasmato dall’ideologia contenuta nei messaggi dei media che “narrano” il territorio con i propri schemi interpretativi. L’immaginario ambientale è quindi popolato di stereotipi (che rimandano anche a veri e propri “generi” del fare comunicazione che parlano dì ambiente in chiave di consumi di lusso, di rimpianto di paradisi incontaminati, di survivalismo e – proprio quando va bene – di impegno civile per la denuncia del degrado ecologico).

L’immaginario come riproduzione degli interessi del potere
Il nodo politico di fondo è dato dal fatto che il sistema di potere tende al controllo dei mezzi di comunicazione, come strumenti di persuasione, pressione esplicita ed implicita per totalizzare il consenso, atomizzare e frantumare l’originalità dell’immaginario collettivo.

Così l’immaginario imposto dai media produce oggi modelli di riferimento che preparano il terreno a scelte dì uso del territorio pienamente coerenti con gli interessi dei grandi centri di potere politico-economico. Si pensi al bombardamento dagli schermi FININVEST di partite dei campionati USA di golf proprio quando sul territorio lombardo si è iniziato a profilare una forte ondata speculativa in ambito edilizio connessa ad investimenti per miliardi e miliardi di lire in questo settore.

Possibili strategie di intervento
Ora che fare di fronte a questa situazione? Basta rivendicare unicamente più spazio per l’ambiente nell’informazione TV o si tratta, piuttosto, di intervenire sul modo di produzione dei messaggi dei media, cercando di influenzare i contenuti che questi propongono, aprendo vere e proprie vertenze e cercando possibili alleanze con gli operatori più innovativi del settore?

Ma se ciò, in altre parole, significa intervenire il quello che è il circuito di distribuzione dei prodotti massmediatici, invece, ancora prima, come si può costruire un nuovo immaginario che si riferisca ai valori dell’ecopacifismo e alla sua visione di un rinnovato rapporto con l’ambiente che sia finalmente di pace e di armonia?

E questo tipo di immaginario ambientale che si materializza nel territorio in particolari momenti forti di riconciliazione tra uomo e natura (azioni di volontariato, feste, ecc.) può essere veicolato attraverso ì grandi mezzi della comunicazione sociale senza per questo perdere la sua peculiarità?

La valorizzazione dell’esperienza sociale del “Laboratorio dell’immaginario ecopacifista”

Il punto di partenza pratico è dato comunque dall’esperienza sociale e culturale del “Laboratorio dell’immaginario ecopacifista”; esperienza preesistente ai verdi in quanto praticata già dai movimenti di base ambientalisti della valle del Lambro, ma che i verdi al momento del loro apparire sul palcoscenico del Consiglio Regionale della Lombardia, hanno fin da subito e varie volte utilizzato. Soffermiamoci ora sul “Laboratorio dell’immaginario ecopacifista”.

Il laboratorio rappresenta una specificazione della metodologia dell’animazione socio-culturale; parte da una concezione della comunicazione di tipo vitale, sviluppando la ricerca / azione sulle situazioni ambientali problematiche presenti nel territorio.

Concretamente il laboratorio opera:

rivisitando in chiave fantastica le percezioni e le immagini soggettive espresse dai cittadini in relazione ai problemi ambientali vissuti;
riproponendo e narrando alla gente tutto ciò attraverso il ricorso a grandi scenografie e spettacolazioni messe in atto negli spazi di vita della gente se non proprio nei luoghi dove i problemi si manifestano;
strutturandosi in modo adeguato per favorire la documentazione da parte dei media televisivi delle immagini e degli eventi prodotti, al fine di creare emulazione ed un effetto moltiplicatore, creando quindi un più avanzato dibattito a livello di opinione pubblica con evidenti effetti di stimolo alla partecipazione politica diretta dei cittadini.

Una proposta di alleanza ancora attuale
Proprio a partire da questa esperienza del laboratorio dell’immaginario ecopacifista, i verdi del Consiglio Regionale della Lombardia si riproponevano di rivolgersi alle realtà interessate dei diversi settori dell’industria culturale di massa e della comunicazione per interrogarsi insieme e trovare una possibile comune responsabilizzazione in termini di impegno civile e politico come di progetto culturale per incidere sul quadro generale del sistema massmediologico.

Tema che è restato solo abbozzato ma non sviluppato e che quindi ha ancora oggi tutta la sua drammatica attualità

Roberto Albanese

http://www.greenman.it

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