settembre 1, 2014
Esempio di attività di animazione sui rifiuti realizzata da un gruppo di giovani in un campo estivo internazionale
di Paolo Paleari e Roberto Albanese
Descrizione di uno spettacolo teatrale prodotto a conclusione di un workshop sui rifiuti realizzato all’interno di uno scambio internazionale giovanile.
Il lavoro teatrale qui descritto è stato realizzato nell’estate ’91 a Konigsdorf (Baviera) nell’ambito di un campo giovanile sull’ecologia delle regioni di Alpe Adria organizzato dal Bayerischer Jugendring. Il programma offre, tra le attività, diverse attività di animazione che spaziavano dall’ecologia pratica, al video, al teatro. Ci soffermeremo proprio su quest’ultima attività di animazione teatrale, dedicata proprio al tema dei rifiuti, alla quale i ragazzi italiani partecipanti danno un contributo sostanziale.
Sviluppo temporale dell’attività
I giornata
esercizi di decontrazione muscolare, rilassamento, spontaneità
costruzione di brevi improvvisazioni e piccole narrazioni sul tema (per gruppi nazionali)
II giornata
assemblaggio delle diverse narrazioni in un’unica storia e definizione della “performance”
suddivisione dei ruoli e dei compiti relativi alla “performance” e raccolta dei materiali
III giornata
visita all’impianto di trattamento rifiuti della regione
raccolta di materiale audio, di dia e individuazione del vissuto relativo alla visita
gita nel centro di Bad Tholz per ulteriore raccolta di documentazione fotografica
IV giornata
valutazione del materiale raccolto
riflessione sulla storia e sulla “performance” ipotizzata
produzione di scenografie, costumi, maschere, base visiva (dia) e musicale
prove
rappresentazione serale rivolta a tutti i partecipanti al campo
V giornata
verifica
Ecco, in sintesi, la sceneggiatura del lavoro realizzato, stesa per iscritto da un partecipante al campo.
Personaggi in ordine di apparizione:
· due fantasmi
· Joker
· Famiglia ungherese: marito e moglie
· Famiglia italiana: marito e moglie
· Bimbo italiano
· Tre mostri di spazzatura
Scenografia: prevede la sistemazione sul palco di due interni delle abitazioni delle rispettive famiglie.
Ø Famiglia ungherese
§ Il marito guarda il televisore, mal sintonizzato, cambiando continuamente canale. Nel frattempo beve birra ininterrottamente.
§ La moglie sta sdraiata sul divano, sfogliando delle riviste.
Sullo sfondo uno schermo gigantesco.
Ø Famiglia italiana
§ I coniugi sono seduti a tavola, guardando lo schermo di un gigantesco televisore.
Canovaccio del lavoro teatrale
I due fantasmi conducono il pubblico in sala, poi escono dalla scena.
Lo schermo sullo sfondo del palco, sopra l’interno della casa ungherese, proietta diapositive. Le immagini vengono accompagnate da una colonna sonora adeguata alla piacevolezza dei luoghi.
Col susseguirsi delle immagini si noterà che l’ambiente mostra sempre più visibilmente le contaminazioni prodotte da parte dell’uomo. La colonna sonora si adegua al cambiamento delle sensazioni che le diapositive producono.
Joker entra in scena. Porta con sé una cassa di birra.
Lascia energicamente cadere la cassa accanto al marito ungherese.
Entrambi i coniugi ungheresi sono coperti con dei lenzuoli.
Joker provvederà a scoprire i due personaggi e a illuminare la scena accendendo un lampadario.
Uscito di scena il Joker, i coniugi ungheresi “prendono vita”.
Il marito ungherese beve birra e guarda la televisione.
La moglie ungherese sfoglia con noncuranza le riviste.
Il Joker ricompare in scena.
Spegne la luce nella casa ungherese.
Raccoglie la cassa di birra e si dirige all’altro capo del palco, nella casa italiana. Lascia cadere rumorosamente la cassa di birra sul tavolo e, dopo aver tolto i lenzuoli che coprivano i coniugi italiani, esce di scena.
I coniugi italiani guardano rapiti il maxi-schermo del loro televisore, che trasmette unicamente spot pubblicitari.
Il Joker ricompare sul palco. Afferra la cassa di birra e si dirige verso la casa ungherese. Accende il lampadario ed esce di scena.
I coniugi ripetono le stesse azioni fatte in precedenza, in maniera più frenetica.
Il Joker ricompare sulla scena.
Spegne il lampadario che illumina la casa ungherese e si dirige verso la casa italiana.
Nella casa italiana si vede che è comparso un bambino che gioca allegramente con dei giocattoli. I genitori non si curano affatto del loro fanciullo, ma guardano, come ipnotizzati, il loro maxi-televisore.
Il riflettore che illumina il bambino intento a divertirsi si spegne.
Due orribili mostri di spazzatura compaiono, uno a destra e l’altro a sinistra, mentre il terzo mostro (che è poi quello che impartisce gli ordini) si cala dal soffitto.
Il terzo mostro fa marciare i suoi simili come dei soldati.
Un riflettore illumina la famiglia ungherese: i due coniugi non sono più degli esseri umani, ma degli automi, che si uniscono al plotone formato dai mostri di spazzatura.
Un riflettore illumina la casa italiana.
Il bambino è intento a giocare con della spazzatura, che pare abbia sostituito i suoi giocattoli.
I coniugi italiani si sono trasformati anche loro in automi.
Prima di unirsi al plotone comandato dal terzo mostro, fanno indossare con la forza al loro bambino una maschera di ferro.
Il terzo mostro fa marciare i suoi “soldati” al centro del palco. Due riflettori illuminano la scena.
A un comando del terzo mostro i soldati si inginocchiano a terra.
Un riflettore illumina il bambino italiano che gioca con pochissima vitalità.
Si odono i respiri affannosi del fanciullo che, dopo un urlo di sofferenza, spira.
Sul maxi-schermo compare una diapositiva che raffigura delle croci.
In sottofondo si odono tam-tam sommessi.
Il terzo mostro comanda ai suoi soldati di alzarsi.
Tutti insieme si dirigono verso la casa italiana.
Il terzo mostro lancia un grido e i soldati caricano sulle spalle il bambino morto.
Il cadavere del bambino viene portato al centro del palco.
I soldati ricoprono il bambino di rifiuti e poi, marciando, escono dal palco.
Un riflettore illumina la tomba di immondizia dove è stato sepolto il bambino.
Dopo alcuni istanti da quel cumulo di immondizie spunta un fiore multicolore.
Il Joker compare sulla scena.
Esamina il fiore e poi lo afferra.
Silenzio.
Il Joker alza il fiore e grida in quattro lingue: “Volete che lo schiaccio?”
(Il Joker attende che il gruppo gridi una risposta. Qualsiasi sia il tenore di questa, però, il Joker getta il fiore per terra e lo calpesta sogghignando)
Da dietro le quinte si odono delle risate stridule.
Dopo qualche secondo i soldati capitanati dal terzo mostro fanno il loro ingresso in scena.
Ognuno di essi ha con sé dei fiori di carta colorata che distribuisce alle persone del pubblico.
Il bambino esce dalla sua tomba. Raccoglie il fiore e dopo averlo ravvivato lo tiene in alto, per poi lanciarlo tra il pubblico non appena i soldati sono tornati sul palco.
Sipario.
Alcune considerazioni:
L’esperienza descritta rappresenta un interessante tentativo di utilizzo del linguaggio teatrale per far emergere con originalità un modo comune di interpretare la questione rifiuti fra ragazzi che, vista la provenienza da nazioni diverse, partivano da vissuti ovviamente non comuni.
Malgrado ciò, al campo si è comunque riusciti ad arrivare a configurare un comune identità di gruppo e a interpretarla creativamente in un’elaborazione teatrale di una certa complessità.
Gli strumenti utilizzati per raggiungere questi risultati sono stati due:
a) il laboratorio di ricerca teatrale, durato non poco tempo, che ha preceduto e costruito lo spettacolo poi messo in scena;
b) la ricerca d’ambiente sul tema realizzata nel territorio dove si svolgeva il campo, sviluppata utilizzando le tecniche dell’inchiesta tra la gente e della documentazione fotografica.
Il fatto di aver alternato il laboratorio di animazione teatrale alle uscite sul campo ha evitato una produzione finale meramente “giornalistica”. Così si è riusciti a consolidare un’identità comune di gruppo, che ha sfruttato in modo creativo i dati raccolti e la documentazione fotografica prodotta, valorizzando il tutto in una duplice direzione. Ovvero come stimolo per creare una originale narrazione e come elemento di realtà che, inserendosi nella performance attraverso la proiezione di dia, illustrava ulteriormente l’assurdità della condizione di vita delle famiglie protagoniste. Assuefatte alla loro sciatta e consumista esistenza, queste subiscono, senza rendersene conto, l’invasione “militare” dei mostri/rifiuto generati dal loro stile di vita.
Il limite dell’esperienza forse è da trovarsi nella mancata considerazione o comunque nel modo sbrigativo attraverso il quale si affronta, o meglio non affronta, il nodo della propria responsabilità e del futuro. Il gruppo, in fondo, si limita alla critica del mondo adulto e nella performance non si intravedono né proposte concrete relative al tema rifiuti in generale, né impegni personali per il “dopo-campo”. Ovvero si sfugge dall’approfondire e dichiarare quale responsabilità diretta un giovane può assumere su questi problemi nel suo ambito normale di vita.