Violenza del potere e forza della non violenza

di Luigi De Carlini

Andare alla radice del terrorismo e della violenza come espressione estrema del potere.
Il riorientamento e la redistribuzione del potere come possibilità di prevenzione radicale non violenta di questi fenomeni.

Indice:

  • Premessa
  • Potere e violenza
  • Sviluppo del potere occidentale
  • La prevenzione radicale
  • Conclusioni

Premessa. La tranquillità dell’opulento occidente è stata scossa di recente da un fenomeno piuttosto inedito: il terrorismo suicida. Il fenomeno, che lascia intravedere situazioni insopportabili e disperate, desta forti preoccupazioni perché potrebbe ripetersi ovunque nel mondo. Inoltre non è possibile punire chi si è immolato uccidendo. Dopo un breve periodo di incertezza, la reazione dell’occidente ha imboccato la via della violenza e della guerra, sentendosi autorizzato ad estirpare “alla radice” ogni covo di terrorismo, per evitarne il ripetersi in futuro. Forse però sarebbe stato possibile andare ancora più alla radice del fenomeno e reagire in modo più efficace. Cerchiamo dunque di capire le ragioni di fondo da cui può nascere.

Potere e violenza. I terroristi islamici rimproverano all’occidente di essere una civiltà atea, senza anima, di avere un comportamento egoista, consumista, inquinante, che sfrutta gli altri popoli, affama, uccide. Eserciterebbe, in altri termini, un potere violento sul resto del mondo. Per vedere il fondamento di questa affermazione è bene ripercorrere brevemente l’origine dello sviluppo occidentale, non senza aver prima chiarito i termini. Potere è un dominio esercitato nei confronti degli altri, anche contro la loro volontà, e può manifestarsi attraverso molteplici forme: superiorità tecnica o economica, coercizione, repressione, manipolazione… La violenza è un’espressione estrema del potere, sempre esercitata contro la volontà di chi la subisce. Potere e violenza sono da mettere in relazione anche con lo squilibrio tra chi esercita e chi subisce: il potere di manipolazione esercitato dalla televisione sui bambini, ad es., può essere considerato come vera e propria violenza. Le forme di potere e violenza più sofisticate e recenti, ma non certo meno temibili, passano oggi attraverso la comunicazione sociale e tendono ad appiattire, omologare, ridurre il senso critico, la diversità e la complessità sociale.

Sviluppo del potere occidentale. Così definito, non è difficile scorgere nello sviluppo del potere la caratteristica centrale della storia dell’occidente, con un ricorso alla violenza – nei suoi diversi aspetti – tutt’altro che infrequente. Già nei primi secoli della chiesa cristiana, la svolta costantiniana può essere considerata un cedimento alla logica del potere, più che la conversione dell’impero al cristianesimo, come di solito viene descritta. Ma il grande sviluppo del potere occidentale cominciò con l’era moderna, col fiorire dei commerci, delle tecniche, delle arti, le scoperte geografiche, poi la colonizzazione e la rivoluzione industriale. Alla base di questo sviluppo vi furono anche idee che subordinavano l’etica all’utilitarismo ed all’economia. Oggi il potere dell’occidente sul resto del mondo ha raggiunto una superiorità schiacciante per quasi tutte le componenti del potere stesso: militare, tecnologico, economico, mediatico… È ovvio che nel resto del mondo possano nascere sentimenti di rancore e di opposizione contro questa superiorità, specie in concomitanza con guerre o altre situazioni che possano far considerare l’occidente responsabile alla radice dei mali presenti.

La prevenzione radicale. Se è valida questa breve analisi è ovvio che oggi, con l’accentuarsi degli squilibri, vi sono molte probabilità di andare incontro ad un moltiplicarsi del fenomeno del terrorismo suicida, e che è ben difficile pensare di prevenirlo con la violenza: al contrario, questa lo potrebbe fomentare, perché quasi sempre la violenza genera violenza. Una prevenzione radicale dovrebbe quindi battere vie non violente. Possiamo lasciarci guidare da alcune figure profetiche che ci hanno preceduto. S. Francesco, agli albori della modernità, aveva indicato ai suoi seguaci e alla sua chiesa la via dell’abdicazione totale ad ogni forma di potere, per vivere autenticamente il messaggio evangelico. Gandhi, con la sua incredibile vittoria sul potere coloniale inglese, ha dimostrato che gli oppressi devono cercare con intelligenza vie diverse da quelle del potere che li opprime, se vogliono liberarsene: alla violenza va data un’intelligente risposta non violenta. Il filosofo ebreo Levinas, che ha vissuto sulla propria pelle l’immane tragedia dell’olocausto, ha inaugurato un filone di pensiero contemporaneo basato sulla valorizzazione dell’alterità e della diversità: sul piano strettamente filosofico, al di fuori cioè di ogni ideologia o credo religioso, ha dimostrato che si vive meglio dove si rispetta l’altro, ogni “altro” da noi, e se ne valorizza la diversità. Solo così si potranno evitare nuovi olocausti.

Conclusioni. Questi brevi cenni dovrebbero consentirci di fissare alcuni punti:

la violenza, in tutte le sue forme, dovrebbe essere ovunque bandita e condannata come violazione dei diritti umani, oltre che, specie nel lungo andare, inefficace, se non controproducente;
la reazione violenta e disperata ad un potere violento è pure da condannare, anche perché usa le stesse armi del potere, ma va compresa nelle sue motivazioni di fondo;
una vera prevenzione alla radice dovrebbe essere svolta cercando di eliminare le più grosse forme di ingiustizia, schierandosi dalla parte degli oppressi, col metodo del dialogo e con attenzione alle ragioni degli avversari (anch’essi “altri”);
vanno ricercate le vie per una redistribuzione del potere e della ricchezza, tenendo presente che non mancano situazioni che la agevolano: ad es, i beni immateriali, su cui oggi è basato in buona misura il potere economico (conoscenze, brevetti, software…), hanno il grande vantaggio di non essere perduti da chi li cede, a differenza di quelli materiali.
No alla violenza, riorientamento e redistribuzione del potere, potrebbero essere le parole chiave per una vittoria della civiltà sul terrorismo.

Roberto Albanese

http://www.greenman.it

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