Storia della minoranza slovena in Italia

Scheda sintetica sulla situazione del gruppo etnico sloveno presente in Italia e sulla sua storia, con particolare attenzione ai rapporti con il fascismo e con la Repubblica.

Indice:

  • Premessa
  • La minoranza slovena sotto il fascismo
  • La minoranza slovena e la Repubblica
  • La situazione odierna

Premessa

Secondo il rapporto sulle minoranze etniche in Italia redatto dal Ministero degli Interni nel 1994, la minoranza etnica slovena in Italia è costituita da circa 80.000 individui, presenti in circa 30 comuni del Friuli Venezia Giulia di tre differenti province: Gorizia, Udine e Trieste (lì nella fascia costiera tra Barcola, Opicina e Stivan, che tradizionalmente ha visto la presenza consistente di questo gruppo linguistico). Diverse sono state le vicende socio-economiche e linguistiche degli sloveni nelle tre province. E’ stato notato – annota Mariselda Tessarolo, docente all’Università di Padova, che nella provincia di Udine questo gruppo etnico “non ha avuto la protezione linguistica di cui avevano potuto godere le altre due province, anzi ha subito una politica di snazionalizzazione e di assimilazione che ha provocato una perdita di identificazione con gli sloveni (Boileau, Sussi, 1981, pp.72-73)”. A riguardo vedi l’intervento della docente dell’università di Padova in AA.VV., La minoranze nell’area di Alpe Adria, Alpe Adria, Ljubljana, 1994, pp.136-141.

Come si è creata storicamente questa situazione?

A riguardo va ricordato che i confini tracciati a conclusione della Seconda Guerra Mondiale furono disegnati sulla base del c.d. principio di equilibrio etnico. Ovvero nel 1946 a Parigi la diplomazia internazionale decise come criterio per poter normalizzare i rapporti fra Italia e Jugoslavia quello secondo il quale in territorio italiano (senza comprendere il Territorio Libero di Trieste) dovevano restare all’incirca tanti slavi quanti erano gli italiani (sulla base del censimento del 1910) che restavano in territorio jugoslavo. E così fu fatto.

La minoranza slovena sotto il fascismo

L’idea che l’alta cultura e la civiltà italiana davano agli Italiani il diritto di assimilare altri popoli fu praticata sistematicamente durante il fascismo attraverso la politica totalitaria mononazionale messa in pratica dal regime.

Fu proprio in quel periodo che gli sloveni in Italia ebbero i maggiori problemi.

Contro le minoranze etniche inizialmente viene usata la violenza squadristica: nel Friuli Venezia Giulia i centri culturali sloveni vengono dati alle fiamme. La repressione poi procederà per vie istituzionali.

Nel 1923 viene italianizzata la toponomastica e nel 1927 i cognomi slavi hanno la stessa fine. Sempre in quegli anni viene vietata l’attività di associazioni e società slovene. Venne allora organizzandosi una resistenza clandestina, anche armata, che subì una dura repressione che non disdegnò di ricorrere anche alla pena capitale. E’ stato tra l’altro documentato che proprio gli sloveni hanno dato il più alto numero di condannati a morte e di condanne in genere nei famigerati processi per “reati contro la sicurezza dello Stato”.

La minoranza slovena e la Repubblica

La situazione migliorò, ma solo in parte, con l’avvento della Repubblica, quando al gruppo sloveno spettò la sorte di essere coinvolto in modo disomogeneo nelle vicende politiche del periodo. Furono infatti gli eventi di allora che diedero origine a quella differenziazione territoriale, all’inizio messa in evidenza, che ancora oggi differenzia la situazione degli sloveni in Italia.

Infatti anche nel caso della minoranza slovena, non si può sostenere che le misure a tutela di questa siano state prese per dare applicazione alla Costituzione Italiana (che in materia è teoricamente una delle più avanzate d’Europa). Si tratta piuttosto di vere e proprie costrizioni dovute ad altri obblighi “politico-morali”, come per gli Sloveni della provincia di Gorizia, le cui scuole furono istituite già dai partigiani o a pressioni internazionali. Infatti, per gli Sloveni della provincia di Trieste, questo avvenne perché l’Italia vi era obbligata dal trattato di pace; del resto un decreto legge emanato nel 1949 dall’amministrazione angloamericana del TLT a firma del generale di brigata Clyde D. Eddleman (e tuttora vigente) autorizzava l’uso della lingua slovena oltre all’italiano nei Consigli comunali di Duino-Aurisina, S.Dorligo, Sgonico e Monrupino.

La situazione odierna

Oggi la tutela di questa minoranza è garantita dalla legge n. 482 del 15 dicembre 1999 “Norme in materia delle minoranze linguistiche” e dalla legge n. 38 del 23 febbraio 2001 “Norme a tutela delle minoranze linguistiche slovene nella regione Friuli Venezia Giulia”.

Recentemente, nel monitorare l’applicazione della Convenzione per la protezione delle minoranze nazionali in Europa, il Consiglio d’Europa si è espresso ritenendo soddisfacente il livello di tutela culturale e linguistico della minoranza slovena in Italia che, con l’applicazione della nuova normativa, verrebbe ad essere migliorato.

Vengono tuttavia messe in luce alcune criticità, che il Governo Italiano è stato invitato a superare. Queste sono date:

dal fatto che nel territorio di Trieste e Gorizia non sempre si favorisce l’uso della lingua slovena;
dalla difficoltà nell’uso della lingua slovena nelle pubbliche amministrazioni;
dalla non equilibrata presenza dell’elemento sloveno nell’impiego pubblico;
dalla squilibrata diffusione dei programmi televisivi della RAI in lingua slovena.

Bibliografia:
AA.VV., Le minoranze nell’ambito di Alpe Adria, Alpe Adria, Trieste, 1991.
AA.VV., Tabor “Repentabor 90”, Gorica / Gorizia, 1991.
DARKO DAROVEC, Rassegna di storia istriana, Biblioteca Annales, Capodistria, 1993.
AA.VV., La minoranze nell’area di Alpe Adria, Alpe Adria, Ljubljana, 1994.

LINK INTERNI: L’Istria e la minoranza italiana in Slovenia e in Croazia

Roberto Albanese

http://www.greenman.it

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