settembre 23, 2009
Il laboratorio di animazione e il suo metodo pedagogico
Il laboratorio e il suo metodo pedagogico
di Gottardo Blasich e Roberto Albanese
Definizione di laboratorio e specificità metodologiche per una prassi educativa che si ispiri alla pedagogia attiva
Premessa
Una prima definizione di Laboratorio potrebbe essere questa: il Laboratorio è “uno spazio di formazione alla cultura produttiva. L’attenzione si rivolge non al prodotto singolo, ma alla possibilità di diventare realtà nei rapporti e nell’uso. Il prodotto si stacca dai produttori, per raggiungere altri produttori e per modificare delle situazioni”. In altri termini: “stabilire un Laboratorio, significa fare esperienze creative, cercare di comprendere i meccanismi psicologici operanti in tali esperienze, scoprire con l’aiuto di esperti le condizioni quanto a materiali, strumenti e procedimenti, studiate sul campo (sull’ambiente, sul territorio), e tutto questo in rapporto ai bisogni e alle capacità degli stessi partecipanti al Laboratorio”.
Quindi il metodo del Laboratorio è sostanzialmente il metodo della ricerca, comprendendo le varie fasi di questa.
Lo specifico del laboratorio
Anzitutto un’attenzione particolare ai problemi dell’ambiente determinato in cui si opera, valorizzando e cogliendo esattamente l’attualità degli stessi problemi, la loro concretezza, l’urgenza di una risposta.
Come si risolve il rapporto fra prodotto e processo. fra teoria e prassi? Per prodotti si intendono realtà in senso lato, e in qualche modo globale: oggetti, relazioni, comportamenti, atteggiamenti, abilità, struttura e formalità comunicative. Ora un prodotto va progettato; ma il processo di progettazione si conforma al processo di problematizzazione di obiettivi e dei prodotti finali.
La progettazione si determina in rapporto alla configurazione rivista e corretta dei prodotti che si vogliono raggiungere e ottenere. Non ci si isola nella fase del produrre per produrre, ma per progettare dei risultati espressivi e comunicativi che diventano sempre più chiari, e determinano una revisione delle tecniche e degli strumenti, per un risultato, come punto di partenza per altri progetti. E in termini analoghi si supera la contrapposizione di teoria e di prassi: la teoria non è un’elaborazione astratta, se il suo terreno di formazione è l’esperienza e la pratica; le norme sono qualcosa di rigido e offrono soltanto alcune risorse strumentali di fronte a nuovi problemi; la teoria è duttile, ha un alto grado di adattabilità e si realizza nella produzione di soluzioni nuove. Quindi gli elementi teorici si formano in maniera graduale, nel corso delle esperienze produttive; la teoria non si ferma a riflettere sull’esperienza, ma nello sviluppare l’esperienza: cose nuove da fare e traguardi nuovi da raggiungere. Quindi i passaggi sono questi: dalla socializzazione interna verso l’impatto con problemi socio-ambientali nella loro dimensione umana; dalla pratica di attività ad una prima comprensione del loro congegno, alla teoria che si sviluppo di esperienza.
Il metodo del Laboratorio si attua attraverso un lavoro di gruppo, di collaborazione e di partecipazione: collaborazione come il fare delle cose importanti assieme, con un comune senso degli obiettivi; partecipazione come uscire dal proprio mondo privato per affrontare problemi comuni con adeguati mezzi costruttivi e con potere decisionale. Un tipico lavoro di gruppo mette in evidenza la capacità di incrementare la produttività individuale e la socializzazione. L’incremento non è automatico, ma è in rapporto al funzionamento del metodo, alla rilevanza dei problemi e alla capacità di intervento della guida. E bisogna essere precisi perchè nel lavoro di gruppo si esaltino collaborativamente i contributi personali e originali e l’uso funzionale di strumenti.
Da una parte l’educatore deve fronteggiare compiti diversi; essere capace di andare oltre la sua specializzazione … di essere presente come esperto per lavorare assieme per un obiettivo comune. Pronto a valutare quanto di positivo viene coperto dai partecipanti, a stimarlo, a rivedere il proprio punto di vista, ed essere coinvolto, in una parola, in prima persona nel processo di ricerca! L’educatore/animatore quindi interviene in maniera molteplice, secondo la molteplicità delle esigenze della ricerca: rende problematico un argomento, sostiene principi orientativi, precisa concetti, fornisce materiali e strumenti, discute errori e difficoltà … E questo intervento multiplo e duttile si adegua ed è richiesto dal fatto che il processo di ricerca si pone su un piano conoscitivo e tecnico, ma che ha un riflesso sulla totalità dell’esperienza dei partecipanti, a diversi livelli di interesse, di partecipazione, di coinvolgimento socio-emotivo. Proprio nello specifico lavoro di gruppo possono emergere difficoltà difficoltà per la collaborazione, derivanti da disinteresse, ostruzionismo, ansia, permalosità, conformismo, violenza, depressione, ecc. Si deve tener conto di tanti elementi extraconoscitivi, come bisogni, emozioni, reazioni tipiche delle diverse personalità, altrimenti il lavoro di gruppo fallisce o accantona problemi che dovrebbe affrontare.
Nella concretezza di attuazione di un piano di ricerca nel Laboratorio, come scattano situazioni negative e contrasti, intervengono pure altri fattori umani favorevoli, come l’irrazionalità e la capacità creativa, geniale, il senso di affetto e simpatia, un gusto del fare e del produrre e del progettare, la scoperta di giungere a risultati gratificanti, un senso di vitalità e di disponibilità del pensiero divergente, senso della dimensione ludica che ha il progetto, senso critico e bizzarria inventiva …
Attraverso tutti questi fermenti positivi e negativi si procede verso un prodotto e un risultato espressivo-comunicativo, che comprende in sé l’armonizzazione di tensioni, il senso di partecipazione di tutti, l’esplicitazione che l’individuo si afferma nella propria identità e originalità personale e nel rapporto e nell’interscambio progettuale con gli altri.
Senza esorbitare quindi si potrebbe dire che il fatto di imparare e di produrre, il fatto di raggiungere determinati obiettivi soddisfa il bisogno personale di realizzazione e e di identità autentica, e non si fermano ad un livello puramente conoscitivo o intellettuale: il singolo sperimenta la capacità di indirizzare le proprie energie verso uno scopo e di raggiungere questo scopo come un prodotto significativo: il metodo del Laboratorio è un metodo che coglie la totalità della persona, e quindi è un metodo che ha una valenza terapeutica.
Infine, una caratteristica che non si può trascurare nel metodo del Laboratorio è che questo ha una dimensione sperimentale connaturale: la cultura del Laboratorio è una cultura dell’avventura e della scoperta! Il piano di un processo di ricerca espressiva e comunicativa non può essere predeterminato tutto in una volta. Realizzare un piano comporta confrontarsi con problemi nuovi, ostacoli non previsti, ritardi, tensioni nella collaborazione e nel lavoro di gruppo. C’è la necessità di un piano di avvio, e di modificare una fase o l’altra al fine di rispondere a esigenze concrete e reali. Se alcuni obiettivi o prodotti risulteranno impraticabili, si tratterà di modificare alcuni momenti, scegliere altri strumenti, in base a verifiche periodiche, lungo tutto il corso del processo di ricerca, per rivedere quindi gli obiettivi di partenza e renderli coerenti con i risultati raggiunti.