settembre 23, 2009
Dissesto idrogeologico
Le caratteristiche di fenomeni naturali che, se non correttamente gestiti dall’uomo, si trasformano in catastrofi. La gestione scorretta del rischio idrogeologico e gli obiettivi da perseguire promuovendo interventi ecologicamente più avveduti, di prevenzione/pianificazione territoriale.
Le inondazioni sono fenomeni che fanno parte del regime naturale dei corsi d’acqua. Le acque che scorrono nei fiumi costituiscono un anello della catena rappresentata dal ciclo dell’acqua, costituita dalla parte di precipitazione non evaporata o assorbita. Esse sono dette deflusso superficiale; l’area che raccoglie le precipitazioni e le fa affluire è detta bacino idrografico.
Nelle porzioni montane dei bacini idrografici, durante un evento intenso di pioggia, prevalgono fenomeni di erosione lungo i versanti (movimenti franosi in terreno o roccia) con la formazione di imponenti e devastanti fenomeni di trasporto di materiali detritici lungo gli alvei dei torrenti. Nei fondovalle, anche a causa dell’arrivo di ingenti quantità di materiali che vanno ad ingombrare gli alvei fluviali, prevalgono fenomeni di erosione fluviale e di esondazione.
Il fiume comprende un alveo di magra e un alveo di piena. Nel primo, per la maggior parte dell’anno, scorre una quantità minima di acqua. Il secondo è una porzione più ampia che è occupata dall’acqua solo in caso di piogge intense. La quantità d’acqua che passa per la sezione nell’unità di tempo è chiamata “portata del corso d’acqua” e viene misurata in metri cubi o in litri al secondo. Il fiume ha una sua dinamica (erosione e sedimentazione) che porta a cambiare alveo, crearsi un nuovo corso …
Di contro, l’uomo ha cercato di comprimere sempre di più i fiumi nei loro alvei con opere di difesa spondale, argini, scogliere, canalizzazioni … Nelle zone franose e nei torrenti di montagna sono state invece realizzate opere di consolidamento (muri, muri rinforzati con tiranti, drenaggi, reti paramassi, ecc.) ed opere idrauliche come briglie, soglie a cnora argini. I fiumi si sono sempre più artificializzati, perdendo le caratteristiche di habitat favorevole per specie animali e vegetali.
Oggi un diverso andamento dei fenomeni di piovosità (in parte meno estesi ma più concentrati che nel passato, anche in ragione del tendenziale modificarsi del clima) aumenta la frequenza e la violenza dei fenomeni alluvionali anche nel nostro paese, incrementando il grado di rischio idrogeologico. In questo caso, il termine rischio sta a significare il rapporto che c’è tra un evento naturale pericoloso e la vulnerabilità del territorio.
Paradossalmente si è verificato, almeno in alcuni casi, che le opere di difesa idrogeologica si sono dimostrate responsabili di un peggioramento della situazione nelle zone a valle e di un aggravio delle condizioni di rischio idrogeologico. Il ricorso alle opere di difesa e di sistemazione del territorio si è quindi rivelato insufficiente e va superato, prevedendo l’utilizzo delle stesse solo nei casi più urgenti, per la difesa di abitati o di opere importanti già esistenti, per le quali non sono prevedibili altre soluzioni.
Invece si dovranno promuovere interventi ecologicamente più avveduti, di prevenzione/pianificazione territoriale, aventi per obiettivi:
– nelle zone montane, l’aumento della capacità di intercettazione e di ritenzione delle acque, ottenuta mediante i rimboschimenti e la minuta manutenzione dei suoli, in modo da allungare i tempi di concentrazione delle acque e per prevenire la formazione repentina delle piene;
– nelle zone vallive e di pianura, la riduzione della velocità di deflusso dell’acqua, tramite la creazione di “casse d’espansione” (aree lasciate libere per l’espandersi delle acque di piena) nelle zone di pertinenza del fiume, così da rendere meno violenti gli eventi di piena;
– lungo i corsi d’acqua di montagna e pianura, il ripristino di una situazione più naturale e rispettosa degli equilibri ecologici fluviali.