Giornata della memoria

27 gennaio 2002: Giorno della Memoria
di Giuseppe Paleari

Commento critico relativo a quale Memoria della deportazione nazista italiana militare e civile è stata finora costruita e approfondimento di proposte alternative.

Leggo in questi giorni gli articoli pubblicati dai quotidiani e dai periodici, ascolto e vedo i programmi televisivi (telegiornali e dossier compresi), partecipo ad alcune iniziative promosse per il Giorno della Memoria.
Me ne vengono amarezza, dolore e rabbia, e constato come ancora una volta si sia voluto consolidare il silenzio su ciò che è stata la deportazione nazista che ha coinvolto l’Italia e gli italiani (militari e civili) a partire dall’agosto del 1943 fino al mese di maggio del 1945.

Così anche nel giorno che la legge italiana n. 211 del 20 luglio 2000 dedica al “ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti” si è in gran parte persa un’ulteriore occasione per far conoscere, capire e riflettere quanto avvenuto nel nostro Paese in quel periodo storico.

Forse non può essere che così perché sebbene siano passati 57 anni dalla liberazione dei Lager nazisti non esiste ancora la storia della deportazione italiana, così come a tutt’oggi ancora non si conoscono dati precisi e verificabili circa il numero degli italiani deportati nei Lager nazisti e dei sopravvissuti.

Allora si cerca di ricordarne alcuni a nome e per conto di tutti, si cerca dico (visto che diventa difficile “fare memoria” su una storia che non si vuole conoscere a fondo e neppure far conoscere e capire) di attingere a piene mani alla memoria di una storia più ampia che riguarda più nazioni, in modo tale che le specificità che hanno caratterizzato la deportazione nazista italiana vengano stemperate, diluite o addirittura annullate. Spariscono così le distinzioni di razza, lingua, cultura, idea politica, fede religiosa, provenienza, la varietà delle cause che hanno portato all’arresto prima e alla deportazione poi di migliaia, migliaia e migliaia di italiani.

Sicuramente la deportazione nazista di italiani presenta aspetti simili alla deportazione nazista perpetrata nei confronti di cittadini di altre nazioni europee come ad esempio i tedeschi, gli austriaci, i cechi, i polacchi, i francesi, i belgi, gli olandesi, gli slavi, gli spagnoli ed i russi.

Io penso invece che non si può tacere, non si può non far conoscere e rendere impossibili il ricordo e la costruzione della Memoria di che cosa veramente sia stata la deportazione nazista di italiani e dall’Italia.

Non si conosce, quindi si tace e non vengono ricordati:

  • i quattro Lager installati dai nazisti in Italia;
  • quei territori italiani che dall’ottobre del 1943 passarono (ad opera di chi e perché?) sotto il diretto controllo amministrativo germanico; in questi territori i nazisti installarono dei Lager;
  • i ragazzetti italiani di 14, 15, 16 e 17 anni arrestati per aver partecipato agli scioperi del marzo del 1944 e deportati con altre e altri scioperanti delle fabbriche di Milano, Savona, Torino, Genova, Prato, Trieste e rispettive province;
  • dei religiosi, sacerdoti italiani compresi (quanti erano?) che, classificati come triangoli rossi, subirono la deportazione politica nei Lager nazisti, dove alcuni vennero uccisi;
  • le molte persone deportate perché ostaggi;
  • i “fenomeni” della delazione e del collaborazionismo;
  • le migliaia, migliaia, migliaia di militari italiani internati;
  • i numerosissimi luoghi adibiti a carcere o peggio quegli alberghi, case dello studente, palazzi, ville (gestite da chi?) dove molti fermati prima della deportazione subirono interrogatori e torture e dove molti vennero uccisi;
  • i luoghi da cui partirono i convogli dei carri bestiame per i Lager d’Oltralpe.

La “grande storia” livella tutto, omologa tutto, sfuma diversità e differenze, annulla gli aspetti locali.

Come se ciò non bastasse, si tende a credere che responsabili dell’oblio siano esclusivamente i germanici che, prima di evacuare i Lager e ritirarsi dai territori d’Europa annessi ed occupati, Italia compresa, distrussero le prove del loro operato. Così i documenti della storia, le testimonianze italiane della storia della deportazione non esistono per l’irresponsabilità dei nazisti che hanno distrutto gran parte degli edifici dei Lager installati in Italia, cancellando ogni traccia dell’indicibile, distruggendo tutta la documentazione (oggetti, strumenti, carte) che fossero prova dei loro crimini.

Forse si crede anche che gli ordini per la compilazione delle liste di trasporto, le richieste di materiale rotabile, di personale viaggiante e di guardia, la scelta dei percorsi ferroviari da seguire e tutto quanto aveva a che fare con il funzionamento dei Lager nazisti italiani e con la deportazione delle persone avvenissero oralmente: non esisterebbero documenti cartacei con tanto di timbri, firme ed autorizzazioni.

Se accidentalmente qualche foglio fosse stato compilato o qualche immagine fosse stata realizzata, si crede che siano finite nell’armadio di qualche sotterraneo. Come se ancora non bastasse, con il tempo gli oggetti si rompono, le carte ingialliscono e si sgretolano; quelle appena appena leggibili finiscono sui banchetti dei mercatini. Infine per le persone, per i testimoni, i sopravvissuti è solo questione di tempo: è fisiologico che più di tanto non possono resistere.

Però la legge dice che …. la Memoria della nostra Storia deve essere trasmessa soprattutto alle giovani generazioni perché sappiano e riflettano su quel “tragico ed oscuro periodo della storia del nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere”.

Io dico invece che negli anni a venire diventerà sempre più difficile ricordare e far ricordare ciò che non si vuole né far conoscere né far capire, soprattutto quando l’ultimo sopravvissuto italiano, l’ultimo testimone dei Lager nazisti, se ne sarà andato per sempre, fonte diretta, voce inascoltata per tanti, tanti, troppi decenni.

Chiediamoci dunque: quale Memoria della deportazione nazista italiana militare e civile abbiamo costruito nell’arco di questi 57 anni trascorsi dalla liberazione dei Lager nazisti se ancora oggi vi sono sopravvissuti italiani dei Lager nazisti che non sono riconosciuti come tali?

Quanta amarezza, quanto dolore, quanta rabbia avrà rappresentato per tutti loro il 27 gennaio del 2002 Giorno della Memoria !!!

Alla sopravvivenza nei Lager nazisti hanno concorso la casualità, la fortuna e un progetto speranza.

Anch’io credo in un percorso di sopravvivenza che ha aiutato molti italiani a vivere (sic!) fino alla liberazione dei Lager e che ha accompagnato pochi, pochissimi fino al ritorno alla vita.

Chissà se nei 360 giorni che mancano al prossimo Giorno della Memoria del 27 gennaio 2003 sapremo fornire elementi e strumenti per conoscere e capire la deportazione nazista che ha profondamente segnato l’Italia e gli italiani.

Propongo a tutti il mio personale “Progetto speranza”:

  1. le istituzioni preposte in tempi brevi e con procedura d’urgenza devono riconoscere il vitalizio ed i benefici della legge n. 791 del 1980 a quei sopravvissuti italiani dei Lager nazisti che ancora oggi ne sono privi;
  2. le istituzioni devono sostenere con ogni mezzo l’attività di quanti sono impegnati nella realizzazione di videotestimonianze ai sopravvissuti italiani dei Lager nazisti (militari e civili) per costituire un Archivio Nazionale Audiovisivo della deportazione italiana. Non c’è altro tempo da perdere!
  3. l’istituzione di un centro di ricerca e documentazione nazionale sulla deportazione nazista italiana (militari e civili)
  4. la tutela e la valorizzazione dei luoghi e di tutta la documentazione storica presente oggi in Italia (oggetti, documenti, carte d’archivio,…) relativa alla deportazione nazista italiana
  5. l’acquisizione in copia di tutta la documentazione storica riguardante la deportazione nazista attinente l’Italia e gli italiani presente negli archivi d’Europa e di altri Paesi del mondo
  6. l’allestimento di un Museo Nazionale della Deportazione italiana (militari e civili)
  7. l’assunzione da parte di Regioni, Province e Comuni del contributo alle spese di mantenimento di quei Lager nazisti in cui sia stato ucciso un proprio concittadino e la deposizione in quei luoghi di un preciso segno della Memoria della deportazione nazista italiana; la realizzazione contestuale di tutto quanto necessario ed utile affinché soprattutto i gruppi-classe durante i viaggi-pellegrinaggio abbiano concreti elementi e strumenti per conoscere, capire e riflettere su quel che è stato.
  8. la proposta europea da parte delle istituzioni italiane di alcune proposte sopra indicate.

Mai più reticolati nel mondo!

Per far sì che questo sia un giorno realtà è necessario conoscere, capire e riflettere sulla Memoria di questa nostra parte di storia.

per non dimenticare e soprattutto per non far dimenticare

Roberto Albanese

http://www.greenman.it

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